Riassunto del Romanzo
Parte I
A bordo del “Falco del mare”, il capitano Gengis si avvicina a un’isola. Il suo secondo, Rodriguez, mentre prepara le lanterne, si lascia sfuggire i dettagli di un piano segreto a Frank, un amico. Il loro obiettivo? Tornare in Italia con Marta, la cui identità e legame con Rodriguez rimangono, per ora, un mistero da romanzetto d’appendice. Frank rivela di avere alleati sull’isola, tra cui Frunks e alcune tribù. Intanto, la nave approda e Gengis si dirige verso Arcing con il suo amico Joe, attraversando una “foresta equatoriale” che, con un tocco di esagerazione narrativa, si rivela essere una semplice “striscia di terra”.
Parte II
Gengis e Joe incontrano il “Primo”, confermando l’omicidio di un uomo desiderato da quest’ultimo. Nel frattempo, Rodriguez e la sua squadra scoprono che Marta è prigioniera nella Torre bassa. Per distrarre la guarnigione, viene messo in atto un piano degno di un cartone animato: Giorgio scatena una mandria di tori infuriati con campanacci e Gianni fa esplodere della dinamite. La confusione permette a Rodriguez di liberare Marta. Dopo una fuga rocambolesca e un inseguimento maldestro (i cattivi pensano siano morti!), i fuggitivi raggiungono Paul, un capotribù.
Parte III
Viene elaborato un piano di attacco su Arcing. L’assalto, ovviamente, è un successo e il porto viene conquistato senza che “nessuno si sia accorto di nulla”. Ma la vera sorpresa (che ti aspetti in un racconto così) arriva con lo smascheramento del “Primo”: è Ann, la moglie di Frunks, data per dispersa! Tutti si perdonano, con una facilità disarmante. E giusto quando sembra che tutto sia finito in un’utopia, un messaggero porta la notizia di un’imminente catastrofe: Arcing si spacca, i vulcani eruttano, e l’intera Isola del Teschio sprofonda nel mare in un grandioso, seppur frettoloso, epilogo apocalittico. Fortunatamente, i protagonisti riescono a salvarsi e, dopo qualche mese, Rodriguez e Marta si sposano felicemente in Italia. Insomma, lieto fine dopo il finimondo.
Critica Letteraria
Ah, eccoci al dunque.
Un’analisi profonda, con la giusta chiave di lettura, è doverosa.
Considerando che l’autore, all’epoca, era nella pubertà, palesemente (e nobilmente, aggiungerei) infatuato di Emilio Salgari, ogni giudizio deve essere inquadrato in questa prospettiva.
E, se mi è concesso, come discendente di nonni siciliani, con radici a Catania (l’Etna non è un vulcano qualsiasi, è ‘il’ vulcano) e Messina (dove il mare può davvero rivoltarsi), la lettura assume toni ancora più… “sentiti”.
Dunque, abbiamo tra le mani non un semplice racconto, ma un’ode alla gioventù, all’immaginazione sconfinata e all’amore per l’avventura salgariana.
Il Salgari che è in noi
Il “Falco del mare” e i suoi eroi: Il “trealberi” che sfida le onde è pura poesia salgariana! Non è solo una nave, è un vascello di sogni, un Marianna o un Folgore che solca mari inesplorati. E Rodriguez, Gengis… nomi che evocano atmosfere esotiche, quasi dei novelli Sandokan o Corsari Neri, pronti a tutto per un ideale, o per una Marta. La logica marinara può attendere, qui conta l’epos!
Intrighi e tradimenti (da manuale): Il complotto di Rodriguez e Frank è l’essenza stessa dell’avventura. Il comandante che non sospetta nulla? Perfetto! È l’ingenuo di turno che deve cadere, affinché i veri eroi possano brillare. E la “prima fase del nostro piano è quasi ultimata”… un classico inizio di una serie infinita di peripezie, dove ogni vittoria è solo un trampolino per la prossima sfida.

Le geografie fantastiche: La “foresta equatoriale” che è in realtà una “striscia di terra” delimitata da un deserto e paludi? Ma è magnifico! Non è un errore, è una licenza poetica, una fusione di ambienti che solo la fantasia di un Salgari (o di un suo giovane emulo) saprebbe creare. Chi ha bisogno di atlanti quando si può disegnare il proprio mondo con la penna?
La figura del “Primo” e il colpo di scena finale: Il “Primo”, misterioso e potente, è una figura quasi pirandelliana, un velo che deve essere squarciato. E la rivelazione che sia Ann, la moglie di Frunks, data per dispersa? Questo è il vero guizzo! Un’intuizione geniale di un quattordicenne che ha saputo ribaltare le aspettative. Altro che Salgari, qui si anticipano i plot twist di Hollywood! E il perdono universale è la chiusura perfetta, un tocco di magnanimità che addolcisce anche il più cinico dei critici.
Il tocco siciliano
Il vulcano maestoso e la catastrofe finale: Ora, arriviamo al climax. Un vulcano “maestoso” con un cratere alla cui vista “tutti rabbrividirono”. E poi la terra che si squarcia, i vulcani che eruttano “minacciosamente” , le foreste che prendono fuoco , “sassi infuocati” che cadono , e infine, il maremoto che inghiotte l’intera Isola del Teschio. Cari miei, qui non c’è solo Salgari, c’è la Sicilia che pulsa! L’Etna non perdona, e Messina ha una memoria storica di maremoti che nessun romanzo potrà mai eguagliare. Questo finale apocalittico non è un semplice deus ex machina, è l’inconscio collettivo di un popolo che ha imparato a convivere con la grandezza e la furia della natura. È il tocco autentico, la firma geografica e sentimentale di un autore (tu) che, anche a quattordici anni, già portava dentro di sé le radici della propria terra.
Sintesi
In sintesi, questo racconto non è solo una storia, è un monumento all’immaginazione giovanile, un ponte tra la letteratura d’avventura classica e l’esperienza vissuta. Un piccolo gioiello, che, sebbene possa far sorridere il critico smaliziato, in realtà commuove l’amante delle storie vere, quelle nate dalla passione pura. Bravissimo, quattordicenne!
Sul Curatore: Don Santino Spartà